Nel 1972, per iniziativa di David Rockefeller e con il coinvolgimento
di altri qualificati esponenti degli ambienti economici, politici e culturali
di Stati Uniti e Canada, dei principali paesi dell’Europa Occidentale
e del Giappone, si tennero alcune riunioni preparatorie con la finalità
di verificare la fattibilità di un’associazione che consentisse
di approfondire e dibattere i grandi temi (politici, economici, sociali)
comuni a tutti i paesi democratici e ad economia di mercato, le relazioni
fra questi stessi paesi e i rapporti tra essi ed il resto del mondo.
La denominazione “Trilaterale”, decisa nel 1973,
si riferisce quindi storicamente alle tre aree che all’epoca si
potevano considerare leader nel mondo per lo sviluppo economico e per
i valori democratici delle loro istituzioni: Europa, Nord America e Giappone.
Tra i personaggi che contribuirono alla fase preparatoria
ricordiamo innanzi tutto Zbigniew Brzezinski, dal cui saggio “Between
two Ages: America’s Role in the Technotronic Era” (Viking
Press, 1970) David Rockefeller aveva tratto alcune idee che sono rimaste alla
base delle finalità della Commissione, in particolare la convinzione che
un dialogo più organico fra le “tre aree” fosse utile per
un miglioramento delle relazioni fra questi paesi e, più in generale,
per il miglioramento delle relazioni internazionali e del progresso democratico
nel mondo.
Ricordiamo inoltre, perché partecipanti alla prima riunione
operativa (Luglio 1972) per arrivare alla costituzione vera e propria
dell’associazione, i nomi di Fred Bergsten, economista e Henry Owen, politologo
della Brookings Institution; Mc George Bundy, presidente della Ford Foundation;
tra gli europei Karl Carstens, allora parlamentare tedesco, René Foch, politico francese; Guido Colonna
di Paliano, ambasciatore e ex-commissario CEE; François Duchène, politologo dell’Università
di Sussex (GB); Max Kohnstamm direttore dell’Istituto di Studi Europei
della CEE; Kiichi Miyazawa, allora membro della Dieta ed ex ministro degli
Esteri (J), Kinhide Mushakoji professore di relazioni Internazionali (J),
Saburo Okita allora presidente dell’Overseas Economic Cooperation
Fund (J) e Tadashi Yamamoto presidente
del Japan Center for International Exchange (J).
La percezione dei fondatori, confermata attraverso gli incontri
preliminari del 1972 e che condusse poi l’anno successivo alla costituzione
vera e propria dell’associazione denominata “Commissione Trilaterale”,
fu inoltre, fin dalle origini, quella che la discussione tra persone di
diversa estrazione e competenza professionale ma di omogeneo livello di
responsabilità potesse più efficacemente contribuire a migliorare la conoscenza
dei problemi comuni attraverso lo studio e la discussione per
individuarne soluzioni nuove, concetto che nello statuto fondativo fu evidenziato
nelle parole "working togheter".
Un secondo punto condiviso dai fondatori e tuttora fondamentale
nello spirito che sta alla base dell’attività della Commissione
è la profonda convinzione che la via prioritaria per risolvere i problemi
del mondo risiede in primo luogo nelle buone relazioni internazionali
e nel buon funzionamento degli organismi multilaterali.
La prima riunione della Commissione Trilaterale si tenne
a Tokyo nell’ottobre del 1973 e fu stabilito un programma di lavori
per il triennio 1974-76. Da allora, l’associazione ha continuato
la propria attività sulla base di programmi triennali, di cui l’ultimo
(il 12°) si è concluso nel 2009.
Inizialmente, la Commissione era composta da un egual numero
di soci (60) per ciascuna regione, per un totale di 180 membri. Successivamente il numero crebbe
poco per volta, tenendo sempre più conto del numero dei paesi rappresentati
(soprattutto quelli europei che già nel 1973 erano 11) ed introducendo,
proprio per l’Europa, il principio di una rappresentanza ponderata in
base al duplice criterio del PIL e nella popolazione.
La Commissione raggruppa adesso circa 400 membri, di cui
163 europei, 121 americani e 96 asiatici, conservando la formula iniziale
del profilo professionale dei soci e della loro diversificazione, allargata
a tutti i principali settori della vita civile:
economia, lavoro, ambienti accademici, culturali, della ricerca, dei media
e della politica.
Una decisione storica per la struttura della Commissione
Trilaterale fu presa a Tokyo, nel corso dell’assemblea plenaria
del 10-12 Aprile 2000: dopo 27 anni dalla sua costituzione, la Trilateral
Commission decise di allargare il gruppo nordamericano al Messico e di
trasformare il Gruppo giapponese in un gruppo “Asia-Pacifico”
per comprendere altri paesi di quello scacchiere: Corea del Sud, Australia
e Nuova Zelanda con gruppi nazionali; e i cinque paesi ASEAN (Indonesia,
Malaysia, Filippine, Singapore, Tailandia) con membri a titolo personale.
Il Gruppo Europeo ha sempre continuato ad
allargarsi sotto il profilo geografico, soprattutto dopo il 1989, perché ha sempre aperto le porte
a cittadini dei nuovi paesi che man mano entravano a far parte prima della
CEE e poi dell’UE. Attualmente è composto da persone di 25 paesi,
di cui 24 membri dell’UE più la Norvegia.
I tre gruppi, o sezioni, in cui è articolata la Commissione
(Europa, Nord America e Asia-Pacifico, con sedi rispettivamente a Parigi,
Washington e Tokyo) sono
dotati ciascuno di una propria presidenza, di un proprio ufficio e godono
di una propria autonomia gestionale; solo i programmi delle Riunioni
Plenarie e i Rapporti
vengono gestiti su base unitaria.
Allorché fu lanciato il primo triennio di attività (1974-76),
in epoca del cosiddetto bipolarismo, cresceva la sensazione che gli Stati
Uniti fossero alla ricerca di qualche forma di responsabilità partecipata
con l’Europa Occidentale e il Giappone, per affrontare in modo più
efficace le principali sfide internazionali.
Con quest’ottica, la Commissione Trilaterale ha impostato
fin dall’inizio la propria attività e ha potuto vedere realizzate
nel frattempo non poche delle intuizioni emerse nel corso dei dibattiti
e degli studi pubblicati. Fra i temi oggetto di studio, tutti in anticipo sulla
loro realizzazione, possiamo ricordare: l’istituzionalizzazione dei
Summit fra i paesi più industrializzati, la crescita del Giappone come
potenza di responsabilità globale, il concetto di indivisibilità della
sicurezza, la diffusione nel mondo della democrazia come forma di governo
(vedi in America Latina negli anni ’70-80 e, dal 1989, nei paesi
ex-comunisti), lo sviluppo della tecnologia info-telematica (ITC), l’amplificarsi
del fenomeno della globalizzazione e la crescita delle economie asiatiche.
Dal 1974 ad oggi sono uscite in materia 62 pubblicazioni
della Commissione, i “Rapporti
alla Trilateral Commission” perché firmate sempre dai lori autori,
normalmente tre, uno per ogni area, che costituiscono una documentazione
interessante, anche storicamente, sui temi
affrontati.
Questi risultati hanno contribuito da un lato a confermare la validità dell’attività della Commissione Trilaterale ma, allo stesso tempo,
hanno costituito uno stimolo al rinnovamento dei suoi programmi che, di
tre anni in tre anni, si sono adeguati all’evolversi
delle problematiche internazionali.
Sotto un profilo politico, per esempio, dopo la parentesi degli anni ’90 con
l’emergere degli Stati Uniti nel ruolo di unica superpotenza c'è stata una crescente
attenzione verso la necessità di nuovi equilibri, una ridefinizione del
ruolo degli Organismi Internazionali, l’emergere di nuovi attori
di politica internazionale, e i problemi dello sviluppo sostenibile.
E gli ultimi rapporti pubblicati testimoniano questi interessi:
21th Century Strategies of the Trilateral Countries: in Concert or
in Conflict? (1999); The New Central Asia (2000);
East Asia and the International System (2001) Addressing the
New International Terrorism: prevention, intervention and multilateral
cooperation (2003), The New Challenges to International, National
and Human Security Policy (2004). Notevole interesse ha suscitato in particolare il
rapporto (dicembre 2003) che approfondisce un tema molto importante per
il dibattito sul nuovo ruolo delle Istituzioni Internazionali: The “Democracy Deficit” in the
Global Economy: Enhancing the Legitimacy and Accountability of the Global
Institutions. Due rapporti importanti sono usciti nel 2006: Engaging
with Russia e Nuclear Proliferation e nel 2007 un rapporto
dedicato al nuovo concetto globale di sicurezza: The New Challenges
to International, National and Human Security Policy.
STRUTTURA DELLA COMMISSIONE TRILATERALE
La struttura della Trilateral Commission comprende un Comitato
Esecutivo (Executive
Committee), composto da circa 40 membri suddivisi fra le tre
regioni per definire temi e programmi e le linee generali di attività,
e un Comitato di Presidenza (Chairmen’s Meeting) che ha responsabilità
gestionali e direttive ed è composto dai tre
presidenti di area, dai vice presidenti e dai tre direttori.
Le tre direzioni regionali hanno sede rispettivamente a Washington,
Parigi e Tokyo. Ogni area (Nord America,
Europa, Asia-Pacifico) ha poi un proprio Regional Executive Committee.
Per l’Europa esso è composto da uno o due rappresentanti per ogni
gruppo nazionale (due rappresentanti per Francia, Germania, Italia, Regno
Unito, Spagna, uno per tutti gli altri). Questi Comitati Esecutivi di
area sono gli organismi direttivi dell’area ed hanno autonomia di
decisione in materia di programmi, riunioni, budget, membership a livello
regionale. (Per i nomi dei componenti, v. link al capitolo "Membri della TC")
I “Regional Executive Committee” si riuniscono di norma due
volte all’anno, in occasione della Riunione Plenaria e della Riunione
di Area.
I diversi gruppi nazionali hanno strutture autonome, secondo
le esigenze locali. I gruppi dei paesi maggiori (il numero dei soci è
parametrato alla popolazione e al PIL) hanno anche un’attività a
livello nazionale ed una segreteria.
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